Vinitaly celebra la viticoltura siciliana
170 produttori, 2000 etichette
S’impone l’Isola del vino
Enza
La Fauci, una signora messinese vivace ed elegante, vincitrice del
premio Cangrande della Scala, è stata la star della giornata augurale di
Vinitaly a Verona, ma è il vino siciliano a rubare la scena con la sua
diversità, la rapidità con la quale si è imposto nel mercato, la varietà
delle sue produzioni, le iniziative del pubblico e del privato, forse
per la prima volta “squadra” nelle circostanze che contano. “La Sicilia
viene ricordata come laboratorio politico nazionale da cinquanta anni a
questa parte, perché nell’Isola arrivano prima che altrove le novità”,
ha detto Gabrielli, il guru nazionale del vino, “ma l’enogastronomia siciliana meriterebbe di fregiarsi di questa condizione. Ciò che si fa nel settore vinivinicolo, in special modo, aniticipa gli eventi. Sempre”.
Si può affermare che il bicchiere non è
mai mezzo vuoto. Al Vinitaly sono arrivati quest’anno 170 produttori che
propongono 2000 etichette. Non è affatto male in una stagione in cui si
piangere miseria, a ben ragione, un poco ovunque. Nel padiglione siciliano, sobrio ma elegante, si respira aria di ottimismo,
come ha sottolineato con una punta di orgoglio il Presidente
dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, presente a
Verona con mezzo governo, le assessore Vancheri e Stancheris, e Dario
Cartabellotta, che ha fatto da padrone di casa, nella qualità di
titolare delle risorse agricole.
La domenica del salone siciliano, fra
più frequentati, è stata caratterizzata dalla presentazione al Vinitaly
del “Born in Sicily”, una super-doc, che Cartabellotta ha lanciato sul
mercato e che dovrebbe segnalare i prodotti enogastronomici nativi al
mondo intero. Non basta l’etichetta doc, spiega Cartabelllotta, l’identità dei prodotti siciliani deve essere controllata fin dall’origine
ed essere “venduta” come eccellenza. L’agricoltura viene abusata – dal
mercato, dalla speculazione, dai truffatori – Born in Sicily serve a
premiare la tracciabilità, a offrire i gusti del territorio ai
consumatori, ed a creare coesione e interesse”.
L’assessore crede che le strade del
vino, insomma, debbano essere percorse da milioni di turisti che amano
l’ambiente, il cibo siciliani. E’ una scommessa “forte”, ma non
impossibile. Cartabellotta confida nell’imprenditoria del vino, della
quale apprezza vivacità, determinazione, spirito di sacrificio. “Il
premio Cangrande della Scala attribuito a Enza Li Fauci è l’icona di questa imprenditoria d’eccellenza.
Enza non produce solo un buon vino ma ha scelto di impiantare e curare i
suoi vigneti nel messinese in una zona ad alta intensità edilizia.
Avrebbe potuto farsi i soldi cementificando, ha preferito la strada del
vino, perché ci crede e perché è innamorata di quel che fa”.
Il messaggio ha un suo fascino: la
diversità, ricca e antica, riceve una mission possibile: creare
ricchezza, coesione, identità. Non sono rosee fiori, naturalmente, non
se lo nascondono né i governanti, né i produttori. “ci serve una
burocrazia a chilometro zero, ci servono idee e progetti capaci di
generare stimoli, valori (e non viceversa), ammonisce Cartabellotta. Ma
la Sicilia ha tante frecce al suo arco: il vino è un volano, come la
gastronomia d’eccellenza. Born in Sicily non è una trovata pubblicitaria, ma il marchio di una nuova stagione. Se dovessi scegliere come rappresentarla, mi servirei dell’alberello di Pantelleria protetto dall’Unesco…”.
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