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08/04/13

PANTELLERIA E LA VITE AD ALBERELLO DIVENTERANNO SIMBOLO DI BORN IN SICILY?


Vinitaly celebra la viticoltura siciliana

170 produttori, 2000 etichette
S’impone l’Isola del vino

SICILIA VINITALY
Enza La Fauci, una signora messinese vivace ed elegante, vincitrice del premio Cangrande della Scala, è stata la star della giornata augurale di Vinitaly a Verona, ma è il vino siciliano a rubare la scena con la sua diversità, la rapidità con la quale si è imposto nel mercato, la varietà delle sue produzioni, le iniziative del pubblico e del privato, forse per la prima volta “squadra” nelle circostanze che contano. “La Sicilia viene ricordata come laboratorio politico nazionale da cinquanta anni a questa parte, perché nell’Isola arrivano prima che altrove le novità”, ha detto Gabrielli, il guru nazionale del vino, “ma l’enogastronomia siciliana meriterebbe di fregiarsi di questa condizione. Ciò che si fa nel settore vinivinicolo, in special modo, aniticipa gli eventi. Sempre”.
Si può affermare che il bicchiere non è mai mezzo vuoto. Al Vinitaly sono arrivati quest’anno 170 produttori che propongono 2000 etichette. Non è affatto male in una stagione in cui si piangere miseria, a ben ragione, un poco ovunque. Nel padiglione siciliano, sobrio ma elegante, si respira aria di ottimismo, come ha sottolineato con una punta di orgoglio il Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, presente a Verona con mezzo governo, le assessore Vancheri e Stancheris, e Dario Cartabellotta, che ha fatto da padrone di casa, nella qualità di titolare delle risorse agricole.
La domenica del salone siciliano, fra più frequentati, è stata caratterizzata dalla presentazione al Vinitaly del “Born in Sicily”, una super-doc, che Cartabellotta ha lanciato sul mercato e che dovrebbe segnalare i prodotti enogastronomici nativi al mondo intero. Non basta l’etichetta doc, spiega Cartabelllotta, l’identità dei prodotti siciliani deve essere controllata fin dall’origine ed essere “venduta” come eccellenza. L’agricoltura viene abusata – dal mercato, dalla speculazione, dai truffatori – Born in Sicily serve a premiare la tracciabilità, a offrire i gusti del territorio ai consumatori, ed a creare coesione e interesse”.
L’assessore crede che le strade del vino, insomma, debbano essere percorse da milioni di turisti che amano l’ambiente, il cibo siciliani. E’ una scommessa “forte”, ma non impossibile. Cartabellotta confida nell’imprenditoria del vino, della quale apprezza vivacità, determinazione, spirito di sacrificio. “Il premio Cangrande della Scala attribuito a Enza Li Fauci è l’icona di questa imprenditoria d’eccellenza. Enza non produce solo un buon vino ma ha scelto di impiantare e curare i suoi vigneti nel messinese in una zona ad alta intensità edilizia. Avrebbe potuto farsi i soldi cementificando, ha preferito la strada del vino, perché ci crede e perché è innamorata di quel che fa”.
Il messaggio ha un suo fascino: la diversità, ricca e antica, riceve una mission possibile: creare ricchezza, coesione, identità. Non sono rosee fiori, naturalmente, non se lo nascondono né i governanti, né i produttori. “ci serve una burocrazia a chilometro zero, ci servono idee e progetti capaci di generare stimoli, valori (e non viceversa), ammonisce Cartabellotta. Ma la Sicilia ha tante frecce al suo arco: il vino è un volano, come la gastronomia d’eccellenza. Born in Sicily non è una trovata pubblicitaria, ma il marchio di una nuova stagione. Se dovessi scegliere come rappresentarla, mi servirei dell’alberello di Pantelleria protetto dall’Unesco…”.

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