ROMA- L’appuntamento è nel suo studio. Orario comodo, se non fosse per la pioggia che blocca la città. Siamo a Roma, precisamente nel cuore storico, dietro Campo de’Fiori, la piazza dalla doppia anima, di giorno mercato, di notte più simile a un  open bar en plein air. Ore 10.50, sono di fronte alla targa luccicante del citofono dei Fuksas, non della casa s’intende, ma dello studio di una coppia inossidabile, nella vita come nel lavoro, Massimiliano Fuksas e Doriana Mandrelli. Io devo intervistare lei, Doriana. Di lei si sa poco, di lui molto di più. Entro in una coorte piena di verde. Salgo. I gradini sono alti, la scala ripida. Si tratta di un palazzo rinascimentale a Monte di Pietà, uno dei tre studi (gli altri sono a Parigi e Shenzhen, in Cina), un suggestivo edificio su quattro piani, completamente ristrutturato dai Fuksas, ma che conserva le mura originarie e le travi a vista, una corte interna e un giardino. Lei entra, alta, bella. Di quella bellezza raffinata e mai eccessiva. Capelli corti, cortissimi e biondi. Look nero, dalla maglia in seta asimmetrica ai pantaloni ultraslim in pelle. A spezzare il total black, i gioielli, due grandi bracciali dal segno fluido, disegnati da lei, i gioielli Islands in collaborazione con l’artista Mimmo Paladino per Short Stories. «Amo i gioielli, disegno solo quelli che piacciono a me – afferma lei sorridendo – forse dovrei fare modelli che piacciono a tutti».
Mi siedo e inizio con l’intervista. Ho una traccia di domande, come buona pratica giornalistica consiglia, ma, come spesso succede quando ci si trova di fronte a un personaggio, parto a braccio. C’è il prototipo di Carla davanti a me, la seduta disegnata per Poltrona Frau, e non posso non guardarla. Lei si accorge che mi sono distratta, e comincia: «Doveva essere presentata nel 2012, Carla, ma la festa slitterà».
Perché?
«La seduta è stata prevista per la sala conferenze degli Archivi Nazionali à Pierrefitte sur Seine-Saint Denis a Parigi. L’inaugurazione era prevista per il 2012, ma con la sconfitta di Sarkozy… si sposta tutto».
Lei conosce bene l’aria parigina: una laurea in Storia dell’Architettura moderna e contemporanea a Roma e poi una laurea all’Esa di Parigi, uno studio nella ville lumiere, a Rue du Temple e una casa a Parigi, a place des Vosges. Ma qual è la differenza maggiore tra Italia e Francia?
«Prima ti guardavano come l’architetto italiano che progetta a Parigi. Ma adesso non è più così, si progetta per clienti mondiali e siamo accomunati da una crisi del settore. Certo, in Italia burocrazia e governo fanno da padroni, ma neanche la patria dell’Illuminismo scherza…».
Ha anche una casa là. Dove preferisce vivere?
«Adoro Parigi, certo. Soprattutto il Marais. Per lavoro sono sempre in giro. A Roma vivo con Massimiliano e la “piccola”, Lavinia, una piperina che frequenta il liceo francese Chateaubriand di Roma».
La piccola, è più legata a mamma o papà?
«Sicuramente al padre. Hanno un bel rapporto, lui non vuole farlo vedere ma è molto geloso. Ma lei è proprio tosta».
Avete solo questa figlia?
«No, c’è anche Elisa, la più grande. Laureata in architettura ma fa la regista. A breve uscirà il suo primo film. Un altro carattere, molto più timida e riservata».
E io penso, parlando con Doriana, che le somigli, stesso carattere deciso ma riservato. Nelle risposte non si espone mai troppo, non vuole parlare di sé, e racconta i dettagli di vita domestica in maniera semplice, mai pomposa, come se fosse normale essere le compagna di un monumento dell’architettura internazionale come Fuksas.
«Abbiamo anche un casale in Toscana, vicino Siena, dove torno ogni weekend perché mi aspetta il mio labrador color cioccolato. Prima avevo un dalmata a Roma, lo portavo sempre con me, in viaggio con me, in studio con me… poi ha fatto una cucciolata, e portavo anche i figli. Insomma era diventata una cosa davvero insostenibile, adorabilmente insostenibile».
Chi arreda le case?
Beh, diciamo io. I miei amici mi dicono “in qualsiasi casa, da Parigi a Siena a Pantelleria, si vede il mio tocco».
Qual è il suo tocco?
«Non mancano mai pezzi unici, come quelli di Le Corbusier e Jean Prouvé, almeno finché si potevano acquistare…. Mi piace inserire complementi, sedute importanti in ambienti semplici, anche rustici come nel casale toscano».
E a Pantelleria?
«Lì abbiamo lasciato lo stile pantesco dei dammusi, inserendo al massimo mobili africani. » (Ma dalle foto, si può scorgere un salotto bordo piscina elegante)
Amate molto l’isola?
«La prima volta che atterrai a Pantelleria, restai molto delusa: aeroporto piccolo, città sporca, case orribili. Non riuscivamo a trovare una casa adatta… Poi invece… Andiamo lì per un mese d’estate, e lì ci raggiunge anche il nostro team… diventa uno studio immerso in un paesaggio suggestivo, nella zona archeologica dell’isola».
Siete molto amici di Giorgio Armani. Cenate insieme sull’isola?
«Si spesso. Ci piace incontrarci e rilassarci insieme, chiacchierare. Per lui abbiamo realizzato i suoi più importanti store, come l’Armani Fifth Avenue a New York (2007-2009); l’Armani Ginza Tower a Tokyo (2005-2007) e l’Armani Chater House a Hong Kong (2001-2002)…».
Lui pretende molto. Anche con voi?
«Le racconto un aneddoto: in occasione dell’Armani Chater House di Hong Kong avevamo previsto un nastro rosso – un lunghissimo tavolo che articola lo spazio e che si “annoda” nello spazio. Il suo assistente stava per svenire quando ha visto il nastro rosso che campeggiava nel disegno. E ci ha detto “ad Armani non piacerà di sicuro, non è meglio colorarlo diversamente?” Dopo avergli spiegato che era un modello, e che il nastro rosso era solo in disegno (sarebbe diventato un lungo bancone che articola lo store) ci ha fatto incontrare Armani. Giorgio era invece entusiasta».
Parliamo di cucina. Di solito chi è preposto ai fornelli?
«Io amo le cose semplici, spesso il lusso è bere del buon Bordeaux accompagnato a formaggi a pasta molle. Spesso invitiamo a cucinare a casa nostra lo chef e amico Fulvio Pierangelini… ma poi mangiamo troppo e beviamo…. E non si può fare sempre. Massimiliano non ama le cose un po’ più complicate.. Ma quando hai assaggiato le cucine di tutto il mondo, mangiato nei posti migliori… il vero lusso è restare sul terrazzo di casa e rilassarti».
Non ama la vita mondana?
«Sono obbligata a frequentarla per lavoro. Ma il minimo indispensabile, quando posso volo nel casale di Siena. Poi sì, qualche mostra e le solite cose… E quali saranno le prossime vacanze? Siamo stati a Pasqua a Istanbul, un posto che mi piace tanto è Bali, dove siamo tornati in un hammam resort dopo 15 anni e ci hanno riservato la stessa stanza. In estate poi andiamo a Pantelleria».
Portate con voi le vostre figlie?
«La grande no, la piccola ancora si presta un pò».

Per consultare in dettaglio il racconto dei progetti, leggerel’articolo dedicato
Un articolo di  scritto da Francesca Gugliotta il 13 giugno 2012