CERCA TRA GLI ARGOMENTI

Bonus di Benvenuto del 100% fino a 50€

14/03/14

MIMI' IL PESCATORE DEL MEDITERRANEO PASSATO DA PANTELLERIA

SAN BENEDETTO DEL TRONTO- “Iniziai a lavorare in mare a 14 anni, era il lontano 1949”- è questa la frase iniziale dell’intervista a Grossi Domenico, meglio conosciuto come “Mimì”, primo di cinque figli.
Dove ha iniziato a lavorare per mare? Perché ha scelto questo tipo di lavoro?
“Iniziai a lavorare nelle acque territoriali di San Benedetto, perché, nel 1949, la maggior fonte di guadagno era rappresentata da mestiere del pescatore. A quattordici anni nessun capitano o armatore avrebbe imbarcato un’altra persona perché c’erano degli esuberi numerici. Fino al 1953 restai imbarcato a San Benedetto sul motopeschereccio “San Gabriele” poi, sia per la sete di nuove esperienze sia per un maggior ritorno economico, mi sono imbarcato sulla nave da pesca “Giovanni Battista” che esercitava la pesca a Lampedusa con base ad Anzio. Ho fatto altre esperienze fuori dal porto locale, preparandomi privatamente allo studio, per ottenere la patente di marinaio autorizzato che, arrivò compiuti i ventuno anni d’età. A ventotto anni diedi ulteriori esami per prendere il diploma di padrone marittimo per la pesca oceanica che era necessario per il comando delle barche. Questo diploma mi è stato utile per lavorare dal 1960 al 1966, al comando delle barche in Atlantico. Sono stato il primo a portare nel porto di San Benedetto, un peschereccio atlantico: il “Marchegiani III”, nel 1965- 1966. Ho scelto di fare il pescatore perché mi piaceva, per passione e poi era un lavoro che si tramandava da padre in figlio”.
Qual’ era il suo ruolo all’interno dell’equipaggio? Per quanti anni è andato in mare?
“La mia è stata una lunga navigazione che è durata 34 anni, 8 mesi e 6 giorni, per questo ho ricevuto in dono la medaglia d’oro. Il mio ruolo principale era da comandante ed ebbi il primo imbarco con questo incarico il 24 dicembre 1956. Nel febbraio 1957 ebbi l’incarico da comandante presso il motopeschereccio “Malfizia”, è stato un imbarco un po’ traumatico e doloroso perché sostituivo il figlio dell’armatore che era in congedo per il matrimonio, ma l’avvenimento tragico fu l’affondamento dello stesso avvenuto un mese dopo (fortunatamente non lavoravo più lì!). L’equipaggio morì, compreso il novello sposo che io ho sostituito per trenta giorni. Nel marzo 1967 ci fu il varo del motopeschereccio “Arcangelo padre”, successivamente denominato “Benedetta”, che fu costruito in collaborazione con i miei fratelli Emidio e Francesco. Negli anni successivi al varo, iniziarono a lavorare assieme a noi, anche, i fratelli più piccoli cioè Marino ed Adriano. Effettuavamo la pesca mediterranea, lasciando le famiglie per tanti mesi e navigando nel mar Mediterraneo quindi a Lampedusa, a Pantelleria, a Malta…”.

Nessun commento:

Posta un commento