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11/03/14

MORESCO ADORA GLI SPAGHETTI AL PESTO PANTESCO

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" . . . Ho un rapporto con il cibo un po’ animale». È questa la premessa necessaria adAntonio Moresco per cominciare a parlare dei suoi gusti gastronomici. Se qualcuno ricorda le pagine del suo libro d’esordio, Clandestinità, ma anche di altri, non stenterà a crederlo. «Da bambino sono cresciuto in un ambiente alimentare pazzesco». Ride, pensando che questa intervista uscirà in uno spazio di consigli culinari e in un tempo di cucina molecolare. Moresco nasce nel 1947, la sua infanzia e la sua adolescenza non favoriscono uno sviluppo alimentare equilibrato.
«Sono vissuto in una villa di nobili a Curtatone, campagna di Mantova, dove mia madre, che era figlia di contadini miserabili, faceva la servetta tuttofare». . . .

. . . E poi tutti i piatti semplici: spaghetti al pesto pantesco, la specialità di Pantelleria: capperi, basilico, pomodoro, mandorle e aglio. Tutto al crudo. Contrasta con i miei gusti schifosi della Bassa, ma mi fa impazzire ugualmente». Capitolo dolci: «Sono un mangiatore esagerato di cioccolato, un tossicodipendente. La cioccolata con dentro i semini duri e amari… è la mia droga. Dico sempre a mia moglie di non comprarla perché non riesco a controllarmi. Se poi la nasconde, come un drogato vado sempre a cercarla». Dove ci sono pietanze che fanno male, dolci o salate, lì troverete Antonio Moresco: «La zuppa inglese, ma anche la meringa, , il tiramisù, i mascarponi, i tortini cremosi, con panna e colate di crema, i bigné solo se sono morbidi, meglio se mescolano zabaione cioccolato e panna in un mix delirante». E allora, abbasso la sbrisolona. . . . "

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